Un bellissimo posto e una bella compagnia , degustando un thè  Bancha bianco e dei pasticcini

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 In una saletta  tutta per noi

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Da un articolo del corriere della sera:

Aria d’ artista, accanto al busto sorridente e baffuto di Vittorio Emanuele II, o quello più arcigno della regina Margherita, sotto il braccio benedicente di un gigantesco papa Leone XIII, o tra le nude bellezze di giovani popolane dalle carni sode immortalate nel gesso. «L’ ho escogitata per restituire ai romani quest’ angolo di storia e di cultura», spiega Ida Benucci, presidente degli antiquari romani, che per sei anni ha lottato affinchè l’ ultimo studio dove lavorò Antonio Canova e dove quattro generazioni di Tadolini produssero opere famose in tutto il mondo, non diventasse la sede di una concessionaria di automobili. «Nel ‘ 67 morì Enrico, l’ ultimo degli scultori – racconta la signora Benucci – Sua figlia Giuseppina, gattara e cartomante, si rinchiuse nello studio conservandolo come un luogo sacro, senza toccare nulla. Ma con la sua scomparsa, nel ‘ 97, il Sacro Collegio di rito greco ortodosso, cui appartengono le mura, dette lo sfratto alle sculture per far posto alla Nissan». Sarebbero finite in qualche polveroso scantinato, se Ida Benucci, che ha la bottega antiquaria lì accanto, non fosse insorta contro lo scempio: lo studio, oltre ai gessi di 500 opere di Canova e dei Tadolini, conserva le vasche per il gesso, i calchi, una galleria di mani, braccia, gambe, e poi attrezzi di ogni tipo, è una testimonianza straordinaria per la completezza e lo stato di conservazione. Ed è bellissimo, uno dei posti più suggestivi di Roma. Pur di non vederlo smembrato Ida Benucci si comprò le 500 sculture in blocco, più tutto l’ archivio e riuscì a ottenere da Giovanna Melandri, allora ministro, il vincolo congiunto per le opere e le mura. Ma come pagare l’ affitto? Qui il colpo d’ ala del museo-ristorante, ispirato da una raccolta di ricette trovate nell’ archivio dello studio, dove si riunivano, prima che al Caffè Greco, i «romanisti» che, quando ancora il calcio non condizionava il vocabolario italiano, erano un club di persone importanti amanti dell’ arte e della buona cucina. Ricette tradizionali del popolino romano «perché i poveri sono il sale del mondo» scriveva Candida, gran cuoca e moglie di Enrico, l’ ultimo degli scultori Tadolini. La sua testa in gesso colorato accoglie i visitatori con un sorriso. Il Museo-ristorante, è aperto tutti i giorni dalle 9 alle 20, Si può consumare un caffè al bar, o un pasto in una delle salette disseminate qua e là (c’ è anche un romantico terrazzino solo per due). Il menù cambia ogni giorno, il prezzo è intorno ai 20/25 euro a persona.

MUSEO-ATELIER «CANOVA-TADOLINI», via del Babuino 150 a/b – tel. 06.32110702.

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Un posto incantevole….unico ,nel centro di roma,dove si respira aria di storia, un intrigo di salette appartate, dove consumare un thè rilassante fatto di buone chiacchiere e musica di sottofondo.
Consigliato x un pomeriggio davvero speciale,magari in dolce compagnia..quando si vuole davvero stupire….e stare lontani da tutto e da tutti