La scafata: ricetta

La Scafata

Pubblicazione: 12/05/2024

ricetta scafata

La “scafata” è una ricetta tipica della cucina italiana, particolarmente diffusa nel Lazio, un piatto che trova la sua radice nella tradizione culinaria della Tuscia, una regione che geograficamente comprende alcune aree delle province di Viterbo e Rieti e la parte settentrionale della provincia di Roma.
Si tratta di un piatto primaverile che sfrutta al massimo la freschezza e la varietà delle verdure di stagione.
Rispetto alla versione tradizionale, nella Tuscia la scafata può presentare delle varianti.

A Roma viene chiamata anche vignarola ed è costituita principalmente da fave, piselli, carciofi e altre verdure, come cipolle e aglio, a cui si aggiunge il guanciale: tutte insieme vengono poi stufate in padella con olio d’oliva e aromi.

La scafata può essere servita come contorno o come piatto unico, magari accompagnandola con del pane raffermo. E’ un piatto semplice ma gustoso, che celebra i sapori della primavera e dell’estate con ingredienti freschi ed a Km 0.

Dettagli della ricetta

Persone:

4 persone

Difficoltà:

Medio

Ingredienti della ricetta

  • Fave:

    800 g

  • Cipolle fresche:

    2

  • Aglio fresco:

    2

  • peperoncino:

    1

  • mentuccia:

  • carciofi:

    4

  • lattuga romana:

    1 cespo

  • pane raffermo:

  • olio EVO:

  • sale:

A Tarquinia la scafata si adatta ai gusti e alle tradizioni della Tuscia, anche se l’essenza del piatto rimane la stessa: ingredienti come fave, carciofi, lattuga, aglio e cipolla freschi, a cui viene aggiunta immancabile la mentuccia, realizzano una deliziosa combinazione di verdure fresche che vengono cucinate insieme, per creare un piatto ricco di sapori e di profumi primaverili.

Procedimento:

Metti l’olio nella pentola e aggiungi l’aglio e la cipolla tagliata, il peperoncino e due rametti di mentuccia. Nel frattempo, dopo averli puliti, taglia i carciofi in quattro spicchi, sguscia le fave, taglia la lattuga a pezzi grossolani e aggiungi il tutto nel soffritto, mescolando brevemente. Copri le verdure con dell’acqua e lascia cuocere per 30-40 minuti, fino a quando tutte le verdure non risulteranno tenere.
A fine cottura aggiungi il sale e metti in ciascuna ciotola, destinata ai tuoi 4 commensali, una fetta di pane raffermo, coprila con la verdura ed un poco di acqua di cottura ed infine irrora il tutto con un filo d’olio a crudo.

Quale vino abbinare ?

Per accompagnare questo piatto hai l’opportunità di scegliere tra 3 etichette diverse, il Verdicchio dei Castelli di Jesi, il Trebbiano Spoletino e la Falanghina del Sannio.

Il Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC è un vino bianco di grande qualità molto apprezzato in Italia ed all’estero per la sua tendenza all’invecchiamento ed all’elevato tenore alcolico.

Considerato il simbolo vinicolo delle Marche, viene prodotto in 23 comuni della provincia di Ancona e di Macerata, i cosiddetti “castelli di Jesi”, chiamati così perché si estendono attorno alla città di Jesi e al fiume Esino, il corso d’acqua più importante della regione.

Dal colore giallo paglierino con sfumature verdi, da qui il nome Verdicchio, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino strutturato che in commercio puoi trovare in 5 tipologie diverse: oltre ad una versione base, ne viene prodotta una spumante, passita, classica ed una classica superiore. Tutte si distinguono per la loro freschezza e sapidità a cui si accompagnano dei profumi decisi iniziali di fiori di campo e di biancospino, per poi passare ai dei sentori fruttati di pesca, mela e marmellata di agrumi e finire con un retrogusto di mandorle amare.

Il Trebbiano Spoletino invece è un vitigno autoctono a bacca bianca tipico dell’Umbria, in particolare dell’area di Spoleto e Montefalco da cui prende il nome. Le sue origini risultano incerte ma si presume che la sua diffusione in Umbria risalga al Medioevo, periodo in cui si è adattato perfettamente al clima e al terreno della zona ed ha sviluppato quelle peculiarità che lo differenziano dagli altri Trebbiani. Con l’avvento dei nuovi e più moderni sistemi di coltivazione delle viti, la sua produzione, per molti decenni, è stata sospesa, solo nei primi anni duemila, grazie al rinnovato interesse dei viticoltori per le varietà autoctone, la sua coltivazione è ripresa ed oggi quasi tutti i produttori di quei territori, producono almeno un’etichetta. Nonostante appartenga a questa famiglia, si distingue nettamente dagli altri Trebbiani per le sue caratteristiche uniche: si caratterizza infatti per la sua freschezza ed eleganza, la sua acidità vibrante, le sue note fruttate ed i cenni tropicali.

Grazie poi alla acidità alta ed il ph basso delle sue uve, in commercio puoi trovare il Trebbiano Spoletino in versione ferma, spumante, passita e vin santo, per cui se preferisci una tipologia di vino fresca e beverina, puoi optare per la sua versione giovane mentre se sei un fan dei vini complessi e strutturati, allora puoi sceglere un Trebbiano Spoletino con invecchiamento in legno o direttamente la sua versione passita.

Ultimo vino a cui abbinare la Scafata, è la Falanghina del Sannio DOC, prodotta nel Sannio in Campania e più precisamente nella provincia di Benevento; le sue hanno origini molto anche, venivano già coltivate dagli antichi romani che a volo volta le avevano importate dai Greci.

Chiamato così per la sua coltivazione a falanga che prevede la legatura dei fusti della vite ad un palo, viene commercializzato in varie tipologie, una ferma, che è quella che ti consiglio per la scafata, tre versioni di spumante, una vendemmia tardiva ed un passito.

Di colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, si caratterizza per la sua freschezza, la mineralità ed una complessità aromatica, tanto da renderlo uno dei vini bianchi italiani più

conosciuti ed apprezzati.

Al palato si presenta fine, floreale e fruttato di agrumi e frutta bianca, al palato, invece, risulta secco, fresco ed equilibrato e queste sue caratteristiche lo rendono un vino versatile che si può abbinare a una vasta gamma di piatti.

Bevuto fresco, tra i 10°C e i 12°C, viene considerato il vino della bella stagione, delle cene estive ed accompagna senza problemi antipasti come affettati, formaggi freschi o stagionati ed insalate di pesce, primi piatti preparati con sughi di pesce o di verdure o infine secondi come carni bianche e pesci al forno o grigliati.

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