Per averle senza traccia di unto puoi seguire il trucchetto della precottura in forno. Forma le zeppole sulla teglia ricoperta da carta forno. Infornatele in forno caldo a 200° fino a quando le zeppole si staccheranno facilmente dal fondo della teglia, in genere dopo circa 10 minuti.
Appena si tolgono dal forno devono essere fritte in olio caldo ma non bollente, e non superare i 170°C.
Storia delle Zeppole di San Giuseppe
Le origini di questo dolce sono molto antiche, è risaputo che la frittella veniva mangiata nell’antica Roma già nel 500 a.c., ne periodo in cui si festeggiavano le Liberalia, le feste in onore delle divinità del vino e del grano: Bacco e Sileno.
Il nome zeppola, dal latino “serpula”, ha invece un’origine partenopea, fu nelle cucine napoletane che le frittelle iniziarono ad essere preparate a forma di S, come delle serpi avvolte su se stesse.
L’essere dedicate a San Giuseppe nasce invece da una leggenda della tradizione cristiana: questa vuole infatti che sia stato il padre di Gesù a friggere frittelle per primo, quando fu costretto a fuggire in Egitto per salvare la Sacra Famiglia dalla persecuzione di Erode.
Al di là di tutte le storie e le leggende che si tramandano da secoli su questo dolce, la certificazione scritta di questa ricetta è molto più recente e la si deve al napoletano Ippolito Cavalcanti, duca di Buonvicino, che la riportò nel suo trattato di cucina napoletana ” La cucina teorico pratica”, nel 1837.
Oltre a quelle napoletane nel corso del tempo, le zeppole si sono diffuse anche in altre regioni d’Italia, soprattutto in quelle del centro sud e noi nel Lazio ne prepariamo anche una versione leggermente diversa che chiamiamo bignè di San Giuseppe in cui la crema viene preparata in maniera più fluida ed è completamente avvolta dall’impasto.
Quale vino abbinare?
Il vino che ritengo sia perfetto da abbinare a questa mia ricetta delle zeppole di San Giuseppe è il Moscato Filari Corti, prodotto nel Comune di San Marzano Oliveto, in provincia di Asti.
Questo meraviglioso gioiello della produzione vinicola piemontese prende il suo nome dalla conformazione rettangolare dei terreni argillosi e calcarei in cui le sue uve vengono coltivate e che ha obbligato i viticoltori ad impiantare il filare di Moscato bianco da cui provengono, trasversalmente: questa esigenza ha fatto sì che siano stati predisposti solo filari lunghi 200 metri, denominati ironicamente “Filari Corti”.
Il Moscato d’Asti DOCG “Filari Corti” è un vino bianco e frizzante dal colore giallo paglierino scarico e dalle note fruttate e intense con sentori di menta, camomilla e acacia. Al palato si presenta con un gusto equilibratamente dolce ed aromatico e la sua effervescenza, vivace ma delicata, crea un piacevole contrasto con la morbidezza del vino.
Per queste sue caratteristiche il Moscato d’Asti DOCG “Filari Corti” si sposa perfettamente con la pasticceria ma accompagna volentieri, creando un contrasto stuzzicante, anche secondi di cacciagione e carne bianca oppure formaggi come un Parmigiano Reggiano ben stagionato ed un gorgonzola naturale.