La Pasqua a Tarquinia

La Pasqua a Tarquinia raccontata da Vittoria

Pubblicazione: 19/04/2025

Pasqua a Tarquinia

Sia per gli aspetti religiosi che per quelli folcloristici, la Processione del Cristo Risorto viene considerata, da sempre, come uno degli eventi più conosciuti di tutta l’Italia centrale, una manifestazione che ha il potere di coinvolgere tutta la popolazione di Tarquinia ed anche numerosi visitatori provenienti dalle altre regioni.
Ma la Pasqua è, insieme al Natale, anche una delle festività in cui le tradizioni culinarie sono da sempre molto ben radicate e dove alcuni cibi assumono anche un valore simbolico connesso alla religione: la Pasqua arriva dopo i quaranta giorni di quaresima, periodo in cui, secondo la religione cristiana, il cibo deve essere consumato in maniera morigerata e senza condimenti eccessivi.
In passato, per questo periodo, le regole del cristianesimo erano molto più rigide e, accanto alla conversione, penitenza, riflessione, preghiera e carità, i fedeli dovevano pure praticare un regime alimentare molto misurato e, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo, veniva anche osservato il cosiddetto digiuno ecclesiastico che prevedeva un solo pasto al giorno, frugale e con pochi grassi.
Oggi, durante la quaresima, i paletti si sono allentati, ci si continua ad astenere dalla carne, in particolare il venerdì, e si privilegia il consumo di cereali, legumi, verdure, pesce, latticini, condendoli con moderazione e rinunciando o limitando i dolci.
Quindi la Pasqua arriva dopo questo periodo di rinunce e ci si ritrova, in questo giorno, a festeggiare la resurrezione di Gesù: si imbandiscono le tavole e si mangiano tutti quei piatti che contengono anche gli ingredienti simbolo di questa ricorrenza: le uova, l’agnello o il pane arricchito.

Anche a Tarquinia, come in ogni altra città della Tuscia, le festività pasquali sono una ricorrenza molto vissuta che culminano la domenica di Pasqua, prima intorno ad una tavola imbandita per gustare la tipica colazione tarquiniese e poi nelle strade per assistere tutti insieme alla processione del Cristo Risorto.

La colazione di Pasqua nella Tuscia laziale

Un’usanza pasquale che diversifica Tarquinia e le altre città del Lazio dalla maggior parte dei centri abitati delle altre regioni è la colazione di Pasqua che, rispetto alle tradizioni presenti altrove, è molto più ricca ed articolata. Una colazione dove sono sempre presenti le uova sode decorate dai bambini e simbolo di mistero della vita e di resurrezione.  Non possono mancare gli affettati misti: il salame, preferibilmente del tipo corallina, la lonza o il capocollo e la coratella di agnello che comprende fegato, cuore e polmone, cotta insieme ai carciofi o alle cipolle. Il pasto poi continua con le frittate di asparagi e di carciofi e con la tradizionale pizza di Pasqua, il dolce non dolce che profuma di cannella, arancio e limone. Una colazione ricca e diversa che si conclude in maniera “normale”: si beve latte e caffè.

La Processione del Cristo risorto

Ma per ogni tarquiniense che si rispetti il momento clou della domenica di Pasqua è assistere alla processione del Cristo risorto, una manifestazione che porta in città migliaia di persone, tutte entusiaste di poter assistere ad uno spettacolo unico.
Un evento che ha origini antiche in quanto le sue prime notizie certe risalgono al 1778 quando, negli archivi della Società Tarquiniense d’Arte e Storia, fu ritrovato un manoscritto che attestava la presenza di una statua della Resurrezione, oggi perduta, che veniva portata in processione esclusivamente dai membri della Corporazione dei Falegnami.
Sembra però che questa cerimonia fosse ancora più datata: alcuni storici sono convinti che già dal 1635 si celebrasse una processione e che fosse collegata al completamento della Chiesa di San Giuseppe avvenuto nello stesso anno. All’epoca però, a transitare lungo le strade di Tarquinia, non era una statua bensì un “paliotto”, ossia un drappo su cui era dipinta l’immagine della Risurrezione.
Il cordone ombelicale che unisce il presente con il passato è che questa processione del Cristo risorto, oggi come allora, rimane un momento di condivisione per ogni abitante di Tarquinia: le famiglie si riuniscono di nuovo, ritornano in città quei parenti che vivono al nord o all’estero, si rivivono emozioni nostalgiche e, nel vedere la Statua che annuncia la resurrezione, qualcuno non riesce a trattenere le lacrime di commozione.
Perché questa è sempre stata la festa di tutti, credenti e non, che vicini uno all’altro aspettano di vedere passare la statua lignea del Cristo risorto.

Un corteo secolare che ha un suo rituale ben definito: la statua viene messa su un baldacchino e trasportata a braccia ed a passo sostenuto da sedici portatori, che si tramandano di padre in figlio, un’andatura quasi di corsa che ha fatto soprannominare questa statua come il “Cristo che corre”.

Un ritmo con cui attraversa le strade della città che gli viene dato dalla marcetta suonata dalla banda cittadina.

Il suo passaggio, invece, è preceduto da tutta una serie di figuranti che creano il cerimoniale perfetto alla sua passerella: i primi a sfilare sono gli Sparatori che annunciano la statua sparando proiettili a salve pieni di coriandoli.

Poi il corteo continua con la banda musicale, a cui seguono i due figuranti deputati a portare lo stendardo azzurro, simbolo della Chiesa di San Giuseppe ed i sei portatori di lampade che invece simboleggiano la luce.

Infine, precedono la statua, i portatori dei Tronchi, che altro non sono che nove grandi Croci che rappresentano le principali chiese di Tarquinia.

Processione che si chiude con la benedizione della folla in Piazza Matteotti, le campane della città che suonano a festa e la deposizione del Cristo all’interno della chiesa di San Giuseppe, dove viene lasciato in esposizione per quaranta giorni.

Un evento imperdibile, orgoglio di questa antica città della Tuscia che vale la pena di essere vissuto almeno una volta!!

processioni pasquali a tarquinia

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