Mirandò ricetta PAT di Tarquinia

Mirandot o Mirandò nella cucina tipica tarquiniese

Pubblicazione: 05/07/2024

Il Mirandò è una ricetta povera della cucina tipica tarquiniese che nasce con la doppia funzione: ammorbidire la carne, per la sua lunga cottura, e cucinare un brodo più saporito rispetto a quello classico, utilizzando pochi ingredienti e spendendo una somma di denaro molto contenuta.

Oggi viene considerato un piatto gourmet ma nasce come una ricetta di recupero, che sembra risalga all’occupazione dei francesi nel nostro Paese, nel corso della prima metà del XIX secolo.

Sei curioso/a di conoscerla?

Dettagli della ricetta

Persone:

6 persone

Difficoltà:

Medio

Tempo di preparazione:

1.50 minuti

Strumenti necessari:

Il tempo di preparazione brodo/carne 30 minuti in pentola a pressione o ore 1,30 normale cottura. Mirandò 40/50 minuti

Ingredienti della ricetta

  • carne di bovino maremmana taglio da brodo o da spezzatino:

    1 kg

  • cipolla:

    2

  • coste di sedano:

    2

  • carote:

    2

  • pomodorini:

    1

  • sale :

    qb

  • preparazione mirandò:

  • carne bollita :

  • cipolle dorate:

    5

  • pomodorini:

    500 g

  • olio extravergine :

    1/2 bicchiere

  • peperoncino :

    1

  • sale:

    q.b.

Procedimento

  • Fase 1

    Metti la carne insieme alle verdure in una pentola capiente, coprendola con l'acqua e fai cuocere per circa 1 ora dal bollore o comunque fino a quando non sarà ben cotta.

  • Fase 2

    Tienila da parte per il mirandò, mentre il brodo puoi utilizzarlo per altre preparazioni.

  • Fase 3

    Iniziamo la preparazione del mirandò:
    versa l'olio in una casseruola e aggiungi le cipolle tagliate a fettine e il peperoncino.

  • Fase 4

    Quando le cipolle si saranno imbiondite, aggiungi i pomodorini tagliati a metà e fai cuocere per circa 20/25 minuti.

  • Fase 5

    Aggiungi la carne, già tagliata a pezzi e fai continuare la cottura. Se necessario aggiungere un po' di brodo.

  • Fase 6

    Aggiusta di sale e continua la cottura fino a che il sughetto risulti denso.

Il Mirandò raccontato dalla tradizione

Per preparare il Mirandò, diventato da poco una nuova PAT della città di Tarquinia, servono pochi ingredienti, ma scelti con cura. Il pomodoro deve essere quello a grappolo e la carne, di origine bovina, per noi dell’Alto Lazio, deve essere quella di vacca maremmana.

Questa razza, già da qualche anno, è entrata a far parte dei presidi slow food. La sua carne è particolarmente saporita, perché  proviene da animali  che vivono allo stato brado e la cui alimentazione è completamente naturale, senza mangimi o altro.

L’assegnazione della certificazione PAT per questa ricetta del mirandò, la si deve all’amico di Tarquinia Fabio Gagni.

Nella vita Fabio, fa tutto un altro lavoro, ma è un appassionato di cultura gastronomica locale e alla mia domanda, perché il Mirandò, mi ha risposto: ” l’idea di inserire il mirandò tra le nuove PAT di Tarquinia non è venuta a me ma a mia madre, che ne cucina una versione tutta sua, molto buona ma un pò diversa rispetto alla ricetta originale. Lei non amando le cipolle, dopo averla bollita, cuoceva la carne di manzo insieme a pomodori pelati, aglio, rosmarino come se piovesse e patate”.

Insieme a  Carla Valdi, insegnante e appassionata della storia e delle tradizioni di Tarquinia,  abbiamo ricordato  la ricetta del mirandò che preparava sua nonna, quando ad alta voce diceva a noi bambini: “oggi brodo con i tagliolini, domani Mirandò!”  “noi ragazzini intorno a lei ripetevano a cantilena, mirandò, mirandò, mirandò e lei aggiungeva: lesso, ripassato con pomodoro e cipolla…preparate le fette di pane pè fà la scarpetta! e con queste ultime parole ci rendava tutti molto felici”.

Che vino abbinare al Mirandò

Sandra Ianni storica della gastronomia e sommelier consiglia:
LAZIO IGT Rosso, Merlot, annata 2022 dell’Azienda Agricola MAZZIOTTI di Bolsena (VT). Di colore rosso rubino con riflessi color granato, è un vino che al naso rprofuma di  frutta rossa matura, mentre al palato è caldo, corposo con tannini ben dosati (costo intorno ai 7 €).
Se vinvece si vuole uscire dalla regione, un buon vino da abbinare, dotato di una versatilità incredibile, è il Lambrusco di Sorbara ‘Premium’ Cleto Chiarli, un rosso fruttato, secco, fresco ed elegante con un caratteristico finale sapido (circa 9 €) , Un altra opzione è un rosso vivace, il Pietra del Gallo di Vigneti Massa Annata, un vino leggero e fresco,che nasce da uve a bacca rossa e che si contraddistingue per le sue piacevoli note floreali di viola e rosa e per delle tonalità fruttate (circa 14 €).

 

 

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