Sempre secondo questo racconto era la donna più esperta nella preparazione di questo liquore a salire sull’albero a piedi scalzi ed a raccogliere solo le noci migliori, non portando con sé nessun attrezzo ma servendosi solo delle proprie mani e facendo attenzione a non intaccare la buccia.
Dopo essere state lasciate una notte alla mercè della rugiada, le noci venivano poi messe a macerare già dal giorno dopo e lasciate in infusione per almeno 40 giorni: era tradizione che la loro preparazione dovesse terminare la vigilia di Ognissanti, ossia la notte del 31 ottobre.
Il liquore che si ottiene ha un sapore intenso e aromatico, con note di spezie ed un retrogusto dolce-amaro.
Il nocino viene tradizionalmente consumato come digestivo dopo i pasti ma può essere abbinato anche a delle scaglie di Parmigiano oppure può essere versato sul gelato.
C’è chi aggiunge alla ricetta anche del vino cotto ma io preferisco prepararla in questo modo, anche perché, dopo averne assaggiati tante, sono rimasta fedele a questa donatami dalla mia amica Tiziana Carini di Granarolo.
P.S. e se vuoi prepararti l’acqua di San Giovanni il 23 Giugno troverai la spiegazione sul mio articolo https://www.vittoriaincucina.it/distillati-liquori-conserve-giugno/