Mi sono sempre chiesta come mai fosse stato scelto proprio questo fiore e ho scoperto che in origine, ossia nel 1946 quando iniziarono a dedicare questa giornata alla donna, il simbolo dell’8 marzo non era una mimosa bensì una violetta, un’infiorescenza che aveva una lunga tradizione nella sinistra europea.
I dirigenti del Pci italiano si opposero subito a che questo fiore potesse diventare l’emblema di questa giornata, in quanto lo ritenevano costoso e soprattutto difficile da reperire in tutte le nostre regioni.
La decisione di scegliere la mimosa venne presa in quello stesso anno da due femministe, la partigiana Rita Montagnana e la militante comunista Teresa Mattei che facevano parte dell’Udi, Unione Donne Italiane, che proposero questo fiore perché rappresentava la forza, la luminosità e l’energia delle donne.
Inoltre, nel linguaggio dei fiori, la mimosa è sempre stata l’emblema di delicatezza e femminilità e quindi si riteneva che fosse quella più adatta a festeggiare le donne, anche se in natura la mimosa viene da sempre considerata una pianta molto resistente che cresce in terreni non facili, come possono essere, ad esempio, i marciapiedi ed i viali di molte città del sud Italia.
Un fiore che sboccia già a fine febbraio e che i partigiani regalavano alle staffette, ossia a quelle donne che, nell’ambito della guerra di liberazione italiana dai fascisti e dall’occupazione tedesca, avevano il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate partigiane con il loro ruolo di corrieri ed informatrici.
La mimosa, comunque, non è considerato un emblema solo in Italia ma è un simbolo importante anche nel mondo: gli indiani d’America, per esempio, la regalavano alle ragazze per dichiarare il loro amore, gli aborigeni australiani le attribuivano proprietà curative, per cui la utilizzano ancora oggi, mentre le ragazze inglesi se la appuntavano sulle giacche per aumentare la loro femminilità o forse per essere maggiormente notate nel grigiore dello smog londinese!
Ma oltre a disquisire del fiore, vogliamo parlare anche di quante varianti di mimose gastronomiche esistono?
Ricetta Mimosa: classiche e varianti
Se la scelta della mimosa fiore fu fatta nel 1946, la sua versione dolce nacque invece nel 1950 in un ristorante di Rieti per mano del cuoco e titolare Adelmo Renzi. Dopo aver lavorato in vari ristoranti di Roma, il Renzi tornò nella sua città e fondò il Ristorante del Teatro Flavio dove, insieme a tortine frangipane e bavaresi al caffè, cominciò a proporre ai clienti anche questa torta mimosa.
Il dolce rimase custodito all’interno del suo ristorante fino al maggio 1962, quando Adelmo andò a Sanremo per partecipare ad una gara di torte in cui appunto presentò la Mimosa per omaggiare la città dei fiori: vinse la competizione e da quel momento la sua prelibatezza acquistò notorietà ed iniziò ad essere preparata dai pasticceri di tutt’Italia. Solo anni dopo fu associata alla giornata internazionale della donna.
Il nome mimosa è legato al suo aspetto, in quanto la torta è decorata con dei pezzetti di pan di Spagna disposti sopra ed intorno al pan di spagna e che ricordano appunto la forma del fiore. Della torta mimosa esistono moltissime versioni sia dolci che salate in quanto la ricetta originale non è mai stata rivelata dal suo inventore ed oggi nelle pasticcerie è possibile comprare anche mimose al cioccolato, alle fragole….
Ricetta della Mimosa classica: come è fatta
La ricetta della Mimosa classica invece presuppone un pan di spagna a cui viene fatta una bagna di maraschino, marsala, Grand Marnier o succo di ananas se la torta viene mangiata anche dai bambini, che viene farcito da crema pasticcera o diplomatica e ricoperto di panna e su cui vengono adagiati tanti bricioloni di pan di spagna che riproducono le palline gialle della mimosa.
Per mangiare la ricetta originale, però, bisogna andare solo a Roma o a Rieti dove si trovano le uniche sedi de “La Mimosa di Adelmo“, le pasticcerie gestite dalle figlie del creatore di questa torta. Nelle case e nelle altre città bisogna invece “accontentarsi” delle repliche che ogni pasticcere che si rispetti, compresi i più famosi come Iginio Massari, Gino Fabbri o Sal De Riso, continua a realizzare di questo dolce, famoso da più di 60 anni.
Ricetta della Mimosa senza glutine
Tra le tante interpretazioni di questo dolce, è possibile realizzare anche una torta Mimosa senza glutine e permettere così, a chi è celiaco, di mangiare e godere di questa buonissima e bellissima prelibatezza.
Il mio primo esperimento della versione senza glutine è stato durante una festa di compleanno a cui partecipavano due persone celiache: iniziai a sentirmi un pò di difficoltà perché non sapevo proprio come comportarmi.
Mi venne in aiuto il sito dell’AIC, l’Associazione Italiana Celiachia, dove trovai molte informazioni sulle abitudini alimentari delle persone che hanno questo problema ed imparai anche che non è sufficiente eliminare solo la farina dalle ricette dei celiaci ma bisogna tener conto anche delle possibili contaminazioni, per cui è necessario fare attenzione a tutto, pure al forno, allo zucchero, alle teglie che si utilizzano e persino ai ripiani dove riporre gli ingredienti.
Insomma è fondamentale ripulire per bene ogni cosa.
Ebbi quindi l’intuizione di preparare per tutti i miei ospiti questa versione senza glutine ed fu un gran successo.
Mi venne in mente l’idea di sostituire la farina 00 con la fecola e con la farina di riso, entrambe permesse ai celiaci a patto che sulla confezione sia presente la scritta che lo sottolinei, perchè, in caso contrario, significa che possono provenire da mulini dove è stata realizzata la farina.
Ricetta della Mimosa salata
La ricetta della Mimosa salata è un’idea che mi è venuta in mente durante un incontro di cucina. E’ molto versatile e di grande effetto scenografico e può essere utilizzata come antipasto per il giorno di Pasqua oppure per una gita fuori porta a Pasquetta. Si può preparare in anticipo e prima di andare a tavola decorarla a piacere. Come ogni torta salata, può essere realizzata in vari modi, soprattutto per quanto riguarda la farcitura: io, ad esempio, l’ho infarcita con ricotta e mascarpone ma, a seconda dei propri gusti, la puoi preparare con del formaggio spalmabile e, se non ti piace il prosciutto cotto, puoi sostituirlo con della mortadella o del salame. Si può realizzare anche in monoporzione, utilizzando delle semisfere e, per conferirgli un tocco di colore, è possibile adagiarla su un letto di insalatina o di pomodori.